Forse non tutti sanno che Imola, pur trovandosi in provincia di Bologna, appartiene alla Romagna ed è, sia geograficamente come anche culinariamente, una zona di confine. Oggi la nostra “cronista del gusto” Alessandra è proprio andata a Imola a visitare L’Osteria del Teatro.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Oggi la mia ricerca dei sapori mi porta ad Imola. Di questa città ci sarebbero mille cose da ricordare, quindi ne accenno solo alcune, come il famoso Autodromo Dino Ferrari, la bellissima Rocca sforzesca, e sulla via Emilia interna che attraversa il centro storico l’antico teatro Ebe Stignani. È proprio in un vicolo poco distante che si trova la mia meta: L’Osteria del Teatro.
Il locale si trova nei nei sotterranei di Palazzo Toschi, dimora degli omonimi Conti ed è stato costruito nel diciottesimo secolo su cantine del 1300 e su alcuni basamenti romani. Il contesto è quantomai suggestivo: proprio qui, dal 1990, Danilo Martelli ha dato vita a L’Osteria del Teatro: un luogo in cui la storia si può toccare con mano.
Danilo descrive con enfasi i particolari del locale, quelli venuti alla luce con la ristrutturazione, come la ghiacciaia da neve ed i pozzi di epoca probabilmente romana, che ha cercato di salvaguardare e mettere in evidenza.
Appena si entra si resta immediatamente affascinati dall’atmosfera carica di storia e di antico: dalle pareti lasciate nell’originale pietra a vista, alle volte e agli archi che sostengono la struttura (un tempo era la cucina del palazzo). Tutto è in legno scuro: le credenze, i frigoriferi le cantinette piene di bottiglie di vino, come pure i tavoli massicci, apparecchiati con candide tovaglie. Se non fosse per qualche particolare moderno, sembrerebbe di essere tornati nel Medioevo.
Il personale è composto tutto da ragazzi, molto preparati e cordiali che, appena seduti, ci servono un flûte di bollicine come aperitivo.
Nel frattempo diamo un’occhiata al menù, veramente stuzzicante ma, come mia abitudine chiedo consiglio a chi ne sa più di me.
L’Osteria del Teatro cambia la carta ogni 15 giorni, quindi Danilo ci propone alcuni piatti tipici di questo periodo e ci affidiamo a lui.
La nostra degustazione inizia con un tris di primi: Chitarrina al sugo d’anatra, Francescane con Formaggio di Fossa e, Cappellacci al brasato con zabaione leggero alle erbe e riduzione di sangiovese.
Tre paste fresche ben fatte, ognuna con la propria peculiarità: la Chitarrina con il sugo d’anatra saporito al punto giusto, così da permettere di apprezzare una pasta dal formato inusuale. Le Francescane, una sorta di pappardelle verdi, ben si sposano al sapore deciso del formaggio di fossa e il tutto resta armonico ed equilibrato. I Cappellacci, infine, oltre al piacevole gioco cromatico che appaga gli occhi, sono un mix di sapori ben bilanciati e piacevoli a gusto.
L’Osteria del Teatro merita una menzione particolare in relazione alla Cantina dei vini. Il locale vanta ben 1.500 etichette e, nel 2018, ha vinto il premio cantina dell’anno. Anche il personale è molto preparato in fatto di vini ed è in grado di consigliare gli ospiti il giusto abbinamento. Filippo, il ragazzo che ci accompagna nella nostra degustazione, in abbinamento ai primi piatti , ci consiglia di bere il Doronico, un vino bianco ottenuto da un vitigno autoctono Romagnolo riscoperto nel 2000 – il Famoso – leggermente fruttato e morbido: ottima scelta.
Mentre per secondi piatti ci suggerisce il Moma, un blend di Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon, dai profumi di prugna e viole, vellutato ed equilibrato … me ne sono innamorata!
E il nostro vino arriva giusto in tempo per accompagnare i secondi: Petto di faraona con lardo croccante su crema di topinambur e Tagliata di manzo con una riduzione di vino rosso. Accompagna il tutto un misto di verdure alla griglia e patate arrosto.
Due secondi di terra che confermano la vocazione del locale per una cucina dall’impronta tradizionale, nella quale le ricette classiche sono impreziosite da alcuni tocchi di originalità che attualizzano il piatto.
Nel Petto di faraona si apprezza la dolcezza della carne, che si sposa alla perfezione con la sapidità croccante del lardo e la ferrosità del topinambur, mentre nella Tagliata di manzo la riduzione di vino rosso dona al piatto un tocco di classe.
A questo punto ci viene chiesto se desideriamo concludere la nostra degustazione con un dessert: potremmo mai rifiutare?
Ecco quindi servito un tris di dolci : Semifreddo al nocino, servito con pastefrolle croccanti e nocino versato sopra al momento, Bavarese all’Albana passita con composta di pesche, accompagnati con due salse a parte: una di cioccolato fondente e la composta di pesche.
Il terzo dolce è la Bavarese Spritz, un bicchiere di golosi strati, creati con gli ingredienti dello spritz, trasformati in morbide gelatine e creme.
A L’Osteria del Teatro tradizione, creatività e gusto regnano sovrane, accompagnate da una profonda conoscenza e rispetto per le materie prime.
Altro punto di forza è senza dubbio è l’accoglienza: con personale davvero cordiale e preparato. Da notare anche l’orgoglio e la passione di Danilo Martelli nel raccontarne la storia e le origini, ancora dopo 30 anni. Sono questi i motivi del successo de L’Osteria del Teatro di Imola.
È stato un vero piacere trascorrere una serata da voi.
18/12/2019
Alessandra Folli
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