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L’Estate chiama i cocktail: sfatiamo alcuni falsi miti

Mojito Cubano o caipirinha

 

L’estate è la stagione perfetta per gustare un buon cocktail! Può essere una stuzzicante occasione per incontrarsi fra amici e socializzare un po’ o per concedersi un momento di relax avvolti dalla luce che solo i tramonti d’inizio estate sanno regalare.

Per la scelta fatevi guidare dai vostri gusti personali piuttosto che dai nomi “di tendenza” perché – in quest’ultimo caso – potreste accorgervi che non soddisfano il vostro palato. Se volete consumare consapevolmente, tra un selfie e post su facebook, potete fare un giro in Internet cercando il nome del cocktail.

Per la scelta abbiamo messo qualche punto fermo. Ma come facciamo a capire il livello di qualità di un cocktail che ci viene servito? Qui ci viene in aiuto la “Campari Academy” con  alcuni consigli utili per riconoscere un buon drink, scegliere quello giusto e degustarlo senza esagerare con le quantità.

Secondo i bartender dell’Academy nella degustazione occorre sfatare sette “falsi miti”:

– Tanto ghiaccio non annacqua – perchè è esattamente il contrario cioè si annacqua se c’è poco ghiaccio. Un’abbondante quantità di ghiaccio crea “l’effetto iceberg” necessario per tenere il cocktail fresco più a lungo e rallentare la diluizione dei liquidi. In quelli on the rocks o nei long drink, dove il ghiaccio va direttamente nel bicchiere, “più ghiaccio c’è, meno si scioglie a contatto con gli ingredienti, mentre se invece la quantità è troppo scarsa il ghiaccio si scioglie annacquando il drink”.

– Il cocktail non è “ristretto” se il bicchiere è piccolo, perché ognuno ha i suoi ingredienti, le sue dosi e il suo bicchiere per essere all’altezza del proprio nome. Ad esempio, per il Cosmopolitan e il Manhattan è necessaria la coppa.

– Anche pochi ingredienti possono rendere cool un drink, come hanno dimostrato nella storia della Mixology il Negroni, Aperol Spritz e Gin Tonic. Importante è la sapiente combinazione.

– I cocktail dal gusto dolce non sono necessariamente leggeri, così come quelli bitter non sono sempre forti. Alcuni a base di rum sono dolci, ma hanno una gradazione alcolica più alta della media.

– Il segreto di un cocktail perfetto sta nell’equilibrio dei suoi ingredienti, nella giusta diluizione e temperatura. Quando l’alcol non si “sente” molto significa che si è rispettato il bilanciamento degli ingredienti.

– La guarnizione è parte integrante e imprescindibile della ricetta. Ad esempio, un Americano senza la fettina d’arancia e la scorza di limone non può essere un vero Americano. Ogni cocktail ha il suo momento. Il gusto bitter è perfetto per l’aperitivo perché stimola l’appetito. I long drink (Mojito, Gin Tonic), i cocktail sour (Daiquiri) e quelli più sofisticati (Old Fashioned, Boulevardier) si apprezzano maggiormente dopo cena.

Per la buona riuscita del cocktail è inoltre importantissimo il raffreddamento della coppetta, riempiendola con ghiaccio che poi si elimina al momento di utilizzarla, o utilizzando frigoriferi predisposti per i bicchieri. Se la coppetta non viene raffreddata il contatto tra bicchiere e alcol a 40° crea uno shock termico che altera il gusto degli ingredienti.

Per maggiori informazioni visita il sito www.campariacademy.it


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