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I codici segreti dei Vini: come leggere le sigle enologiche

Etichetta vino DOCG

Le sigle enologiche. IGT, DOCDOCG… sono tante le sigle enologiche associate ai vini, talvolta è oscuro o solo parzialmente conosciuto il loro significato. Eppure l’etichetta di un vino è importante, perché ne costituisce la vera e propria carta d’identità.

Un documento in grado di rivelare, a un primo sguardo, un elenco di importanti informazioni che possono guidare l’acquisto (e dunque la degustazione) verso la giusta direzione. E come i veri documenti d’identità, hanno inoltre, valenza internazionale!

Classificazione dei vini

Vediamo quindi di scoprire insieme il significato di tutte queste denominazioni. In Italia le sigle enologiche, più comunemente conosciute come denominazioni, contano ben cinque classificazioni per stabilire la qualità di un vino, relative non tanto al gusto, quanto alle modalità di produzione. Nella categoria più ampia rientra il vino da tavola in senso lato, chiamato “vino generico”, per cui non è specificata alcuna origine. Vi è poi il “vino varietale”, privo di denominazione, ma le cui uve sono appartenenti per almeno l’85% alla varietà indicata in etichetta

IGT

Esistono poi le denominazioni di qualità superiore: in primo luogo l’IGT (Indicazione Geografica Tipica), che garantisce che le uve di un determinato vino provengono per almeno l’85% da una precisa zona geografica, includendo le caratteristiche organolettiche. Questa dicitura è a volte sostituita da “Vin de Pays” per i vini valdostani e “Landwein” per i vini trentini.

DOC

Vi è poi la DOC (Denominazione di Origine Controllata), i cui vini sono regolamentati da un disciplinare e sono contraddistinti da una zona di origine ben precisa, anche con indicazione di sottozona, fino a restringere l’area a un comune, una frazione, una fattoria, un podere o una vigna. Risulta evidente che circoscrivendo sempre più l’area di origine e sottoponendo la produzione a regole ben precise si ottengano vini di qualità superiore.

DOCG

Ancora più rigide le norme per ottenere la prestigiosa DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), che oltre alle caratteristiche precedenti richiede che un vino rispetti un preciso disciplinare di produzione, relativo ad ogni fase della vinificazione, compreso l’invecchiamento, volto a garantire al contempo la purezza del vino e l’alta qualità.

Insomma, la classificazione non è da prendere alla lettera (non è detto che un DOCG sia per forza migliore di un DOC, o un DOC di un IGT), però è un documento importante in grado di garantire e preservare la qualità di un vino, a fronte di un pubblico di enofili sempre più appassionato, vasto ed esigente.


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