La Pasqua, come le altre festività di origine religiosa, è una festa che scandisce il ritmo dell’anno con i suoi riti e le sue tradizioni, alcune delle quali anche legate alla tavola. In particolare la Pasqua, un inno alla rinascita, suggella anche un importante momento stagionale, l’arrivo della primavera. Ritroviamo questo risveglio della natura anche sulla tavola. Archiviato l’inverno con i suoi cibi caldi e ricchi di gusto e sapore, il menù pasquale è invece improntato alla freschezza e ai prodotti stagionali, senza mai dimenticare i capisaldi della nostra cucina.
Si inizia dalla colazione. In quella tipica della tradizione contadina, non mancavano mai la Pagnotta pasquale le uova sode benedette, una per ogni persona della famiglia. Un tempo, prima di mangiare l’uovo, era abitudine baciarlo mentre il guscio si doveva bruciare nel fuoco purificatore, perché non finisse nella spazzatura, infine l’acqua di bollitura si gettava all’aperto, su una siepe o in un altro luogo dove non potesse essere profanata o calpestata dagli animali. Insieme alle uova sode, per Pasqua si tagliava anche il salame, che ormai era ben stagionato, ed era pronto da assaggiare e atteso da tutti con impazienza.
In Romagna, come d’altronde in tutta Italia, il giorno di Pasqua ha un anche un importante valore simbolico. Alcuni interpretano il pranzo di questo giorno come un vero è proprio rito.
Dopo aver dato spazio a questi gesti propri delle abitudini religiose, che non a tutti sono familiari, ci sediamo alla tavola imbandita per assaggiare quanto di buono cuochi, massaie e arzdore romagnole sono pronti servire.
Tra gli antipasti troviamo i prodotti di stagione quali erbe e carciofi, asparagi e magari affettati, tra cui il salame, che molti hanno già consumato a colazione con la pagnotta pasquale, o una classica torta pasqualina importata dalla “Liguria” e ormai diffusa i tutta Italia.
Tra i primi piatti spazio ai classici della tradizione: tagliatelle e strozzapreti, magari al ragù, o con un sugo di verdure o un piatto di lasagne fumanti.
La seconda portata prevederebbe il classico agnello, simbolo della Pasqua per eccellenza, oppure il coniglio in porchetta o alla cacciatora. Negli ultimi anni, però, si sta diffondendo una spiccata sensibilità animalista, e in Romagna, forte della sua tradizione marinara, si può tranquillamente trovare una valida alternativa in un secondo a base di pesce come le seppie in umido con i piselli, un brodetto della tradizione o le intramontabili Mazzancolle al sale.
Ma che festa sarebbe senza il dolce? Qui con buona pace di tutti è quasi d’obbligo servire la Colomba, però, tra le altre delizie preparate in casa, non mancano la ciambella, la panina pasquale, e la pagnotta di Sarsina, tutti dolci semplici ma dal sapore unico, come ci ricordano sempre le nostre nonne
Così come è cominciato, così deve finire: il pranzo di Pasqua si conclude sempre con l’uovo. Non più benedetto però, ma di cioccolato. Il valore simbolico rimane lo stesso, ma a questo si aggiunge una nota di gusto in più, il cioccolato.. E per i più fortunati, anche una sorpresa!
I ristoranti del circuito Romagna a Tavola hanno preparato le proposte per Pasqua e Pasquetta da trascorrere sulla costa, in collina o nelle città dell’entroterra.
Ci sono proposte per tutti i gusti, dal pesce alla carne, dai menù gourmet ai menù più tradizionali. Noi li abbiamo visti tutti e vi possiamo dire che qualche piatto tipico Pasquale, come l’Agnello, non manca mai: che Pasqua sarebbe senza!
Alcune preparazioni seguono fedelmente le ricette dell’autentica cucina romagnola, altre reinterpretano i piatti tipici in chiave creativa: tutti sono però stati studiati per farvi trascorre una Pasqua serena all’insegna della buona tavola.
Menù per tutti i gusti e alla portata di tutti, non vi resta che scegliere dove andare.