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Vita, Opere e qualche Miracolo di Pellegrino Artusi

La scienza in cucina e l'arte di mangiare bene - Pellegrino Artusi

 

Quasi tutti conoscono la celebre Festa Artusiana di Forlimpopoli, tradizionale appuntamento estivo per gli amanti della buona cucina, quest’anno dal 22 al 30 giugno. Non tutti però conoscono il personaggio storico che dà il nome alle Festa, Pellegrino Artusi, considerato il padre della moderna cucina italiana.

Artusi nacque a Forlimpopoli nel 1820 e studiò Lettere all’Università di Bologna senza mai laurearsi. Condusse una vita tranquilla fino ai 30 anni, coadiuvando il padre nella drogheria di famiglia, fino a quando un evento tragico indusse tutta la famiglia Artusi a un cambio radicale: la notte del 25 gennaio 1851 il celebre brigante Stefano Pelloni detto “Il Passatore” occupò Forlimpopoli e rapinò molte ricche famiglie, compresa la famiglia Artusi. Non paghi, stuprarono anche alcune donne fra cui Gertrude, sorella dell’Artusi.

L’anno successivo, in seguito al dramma, gli Artusi decisero di trasferirsi in Toscana abbandonando una Romagna infestata da briganti e ladroni. Pellegrino Artusi fondò a Firenze un banco di sconto che diresse fino ai 50 anni raggiungendo una certa agiatezza economica, poi si ritirò a vita privata. Fu proprio dopo la “pensione” che iniziò la sua carriera di scrittore, critico letterario e gastronomo: dopo alcuni saggi in letteratura, ottenne grande popolarità nel 1891 con la pubblicazione del celebre La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene.

Il libro dapprima fu accolto con scetticismo: Artusi dovette pagarlo di tasca sua, un critico lo bollò con la sentenza “questo volume avrà poco esito” e due forlimpopolesi, dopo averlo vinto ad una lotteria, andarono a venderlo ad un tabaccaio non sapendo che farsene.

Il successo fu invece travolgente: Artusi ne curò 15 edizioni in appena 20 anni e negli anni ’30 era il libro più letto in Italia dopo I Promessi Sposi e Pinocchio. Il libro didattico, di approccio positivista, racchiude quasi 800 ricette della tradizione culinaria italiana, accompagnate da riflessioni, aneddoti ed arguti motti di spirito. Insomma, un trattato di cucina declinato al buon gusto, all’igiene e all’economia, poiché consigliava vari modi di riutilizzare gli avanzi.

Quindi una filosofia di cucina positiva, oltre che positivista, espressa in maniera come sempre impeccabile e briosa dalla celebre “preghiera” artusiana:

Amo il bello ed il buono ovunque si trovino e mi ripugna
di vedere straziata, come suol dirsi, la grazia di Dio. 
Amen.


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