Romagna a Tavola ha recentemente avuto il piacere di partecipare a una degustazione presso l’agriturismo “I Filarini” a Calisese di Cesena. Situato sulle prime colline in direzione di Montiano, lungo la via Casale, l’agriturismo si integra perfettamente nel paesaggio rurale romagnolo, con i suoi vigneti, campi coltivati e borghi pittoreschi sullo sfondo. La tranquillità del luogo e gli aromi della natura sono particolarmente intensi al calar del sole. L’architettura dei Filarini, che unisce cantina e agriturismo in un complesso armonioso circondato dai filari, si distingue per la sua modernità e l’uso innovativo di materiali. Il mio tavolo, allestito in un grazioso dehor su un piazzale di ghiaia colorata tra le viti, invitava a immergersi completamente nell’anima dell’azienda agricola. In breve tempo, il locale si è riempito di commensali, prevalentemente famiglie, creando un’atmosfera allegra e conviviale. Dalla cucina sono usciti numerosi piatti e bottiglie di vino, serviti con efficienza dal personale. La mia degustazione si è rivelata davvero abbondante; solitamente un critico enogastronomico privilegia la varietà alla quantità, ma in questo caso ho apprezzato la generosità delle porzioni, degne della tradizione culinaria di un tempo. Ho persino richiesto un contenitore per asporto per gustare il dessert senza sprechi (ricordando l’importanza di evitare gli sprechi alimentari e, se si deve guidare, anche di vino, eventualmente richiedendo un servizio di trasporto). L’esperienza è iniziata con uno spumante metodo classico Sangiovese vinificato in bianco dei Filarini, abbinato a una giardiniera di ortaggi a chilometro zero prodotti nell’azienda. A seguire, un tris di antipasti freddi: panzanella, couscous di verdure e un’insalata di mozzarella, pomodorini e melone, accompagnati da una delicata crema di zucchine. Quindi, l’ “Arapé”, uno Chardonnay frizzante metodo Charmat dei Filarini, si è rivelato perfetto con l’albicocca caramellata su letto di prosciutto crudo, gorgonzola e riduzione di aceto balsamico: la dolcezza del frutto era bilanciata dalla sapidità del prosciutto e dalle note intense del gorgonzola, armonizzate dall’agro dell’aceto. Un “cestino di Frittura” (scritto volutamente con la F maiuscola) è stato il piatto più emozionante: la sua semplicità ha evocato i sapori delle feste natalizie e pasquali e delle domeniche a casa della nonna, con fritto misto, “frět biěnc” (crema di semolino con latte e anice), pasta matta (ricetta n.153 di Pellegrino Artusi) e frittelle di riso, oltre a crostini con verdure e salsiccia. Poi, un bis di primi: tagliatelle al ragù (che da sole giustificano una visita ai Filarini) e ravioli ricotta e spinaci con sugo di zucchine, speck e gorgonzola. La pasta, di qualità eccezionale, era cucinata secondo la tradizione: le tagliatelle, spesse e ruvide, rappresentavano l’autenticità della cucina romagnola. Con i primi, è stato servito un calice di “Fafin”, un Sangiovese dei Filarini, consigliatissimo. Anche i secondi hanno meritato un assaggio: un tenero coniglio al forno con pomodorini ed erbe aromatiche e una saporita tagliata di manzo con grana e pomodorini, accompagnati da patate arrosto e pomodori gratinati. Infine, una crema chantilly, mascarpone e cioccolato e una panna cotta al caramello hanno concluso questo viaggio sensoriale tra sapori tradizionali, genuinità e ricordi. Un ringraziamento a Emanuele, Francesca e a tutto lo staff. Giulia Tellerini. Iscriviti alla newsletter per rimanere aggiornato su ricette, eventi e manifestazioni!
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