Recuperare cibo oltre la data di scadenza: guida pratica

Uno sconcertante 20% della spesa finisce nella pattumiera prima ancora di essere gustato, secondo recenti ricerche. Questo spreco deriva spesso dall’acquisto di eccedenze che, inesorabilmente, superano la data di consumo prima di essere utilizzati. Ma è davvero necessario gettare via tutto ciò che ha superato la scadenza? Scopriamo come ridurre gli sprechi alimentari e risparmiare, imparando a distinguere tra le indicazioni di “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”. La normativa europea definisce chiaramente queste due etichette. La prima, “da consumarsi entro”, si riferisce a prodotti altamente deperibili e indica una data limite da rispettare scrupolosamente per la sicurezza alimentare. La seconda, “da consumarsi preferibilmente entro”, segnala che, dopo la data indicata, il prodotto potrebbe perdere alcune caratteristiche sensoriali e nutrizionali, ma rimane generalmente innocuo per il consumo. Esaminiamo alcuni alimenti e le loro possibili “seconde vite”: yogurt (consumabile fino a una settimana dopo la scadenza, seppur con una riduzione dei fermenti lattici); olio (consumabile fino a sei-sette mesi dopo la scadenza se conservato correttamente, con possibile alterazione delle proprietà organolettiche); pasta (stessa conservazione dell’olio, con consumo possibile fino a sei-otto mesi dopo la scadenza); uova (crude o in camicia entro tre giorni, fritte fino a una settimana, con la prova del galleggiamento in acqua per verificare la freschezza); sughi e conserve (consumabili entro 60 giorni, se conservati in frigo); latte (ideale entro la scadenza, ma tollerabile per un paio di giorni in più, a patto di non notare grumi o alterazioni dell’odore); formaggi a pasta dura (la muffa superficiale è eliminabile, ma un’infestazione diffusa richiede lo smaltimento). Ricorda: l’olfatto, la vista e il gusto rimangono i migliori alleati per valutare lo stato di un alimento.

Redazione

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