Il Carnevale, festa prediletta dalle generazioni passate, evoca immagini di serate animate, balli sfrenati e convivialità senza limiti. Un periodo di gioiosa abbondanza culminante in sontuosi banchetti, dove i dolci fritti nello strutto erano i protagonisti indiscussi. Questo sfrenato piacere culinario, però, preludeva al periodo di astinenza e digiuno quaresimale. Le origini di questa celebrazione affondano in riti ancestrali, la cui denominazione è ormai perduta nel tempo. Inizialmente festa pagana legata al risveglio primaverile e alla fertilità, il Carnevale ha assunto, con l’avvento del Cristianesimo, un nuovo significato, diventando l’ultimo sprazzo di spensieratezza prima della Pasqua. Non solo a tavola si celebrava questa festa: sfilate di carri allegorici, scherzi, maschere e balli animavano le strade. In ambito gastronomico, l’elemento distintivo dei dolci carnevaleschi autentici è la frittura, metodo storico che permetteva una preparazione rapida ed economica, ideale per grandi quantità di commensali. Sebbene non proprio salutari, questi dolci irresistibili sono parte integrante della tradizione. La Romagna, come ogni regione, vanta le proprie specialità. Qui, la festa si riflette anche nei piatti, celebrando la gioia e l’abbondanza. Tra i dolci tipici romagnoli ispirati al lavoro delle massaie, spiccano i ravioli dolci, le castagnole, i fiocchetti e le immancabili tagliatelle fritte. Queste ultime, in particolare, rappresentano un dolce unico: sfoglia all’uovo fritta e poi condita con zucchero e scorze di agrumi. Un sapore intenso che rievoca la tradizione contadina romagnola e l’atmosfera magica del Carnevale.
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