Spesso, le sigle sulle etichette alimentari o nei menu sembrano solo strumenti di marketing per giustificare prezzi elevati e un’aura di superiorità. Tuttavia, alcune sigle indicano importanti marchi di qualità europei, spesso fraintesi, che garantiscono origine e qualità, proteggendo il consumatore. Negli anni ’90, l’Unione Europea ha introdotto norme per tutelare i prodotti tipici, definendo denominazioni che certificano la provenienza e la lavorazione agroalimentare. Queste includono le Denominazioni di Origine Protette (DOP) e le Indicazioni Geografiche Protette (IGP). La distinzione cruciale risiede nel processo produttivo: per la DOP, sia la coltivazione delle materie prime che la trasformazione devono avvenire nell’area geografica specifica; per l’IGP, basta che almeno una fase si svolga nella zona designata. La protezione conferisce diritti di proprietà intellettuale in tutta l’UE, impedendo l’utilizzo della denominazione per prodotti simili, anche con aggiunte come “tipo” o “stile”, o traduzioni in altre lingue. Questa protezione è fondamentale, soprattutto per prodotti la cui qualità dipende strettamente dall’origine, come l’olio extra vergine di oliva (EVO). Il mercato offre molti oli, ma non tutti sono EVO; pertanto, affidarsi ai marchi DOP e IGP è una scelta saggia. In sintesi, queste normative tutelano produttori e consumatori da imitazioni e pratiche commerciali scorrette, valorizzando il territorio e l’autenticità dei prodotti, specialmente quelli “made in Italy”, in tutta Europa.
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