Il periodo di divieto di pesca nell’Adriatico, una misura cruciale per la rigenerazione delle risorse ittiche e la loro riproduzione, ha interessato anche la Romagna nel 2016. Le date, sebbene non ancora definite ufficialmente al momento, secondo le richieste del Distretto di Pesca del Nord Adriatico, sembravano prevedere un fermo pesca di oltre 40 giorni, con inizio previsto intorno al 27 luglio e conclusione attorno al 4 settembre. È importante precisare che il divieto non ha riguardato tutte le imbarcazioni. La pesca a strascico per specie demersali (triglie, sogliole, rombi, canocchie, seppie, ecc.) è stata sospesa, così come la pesca a volante (alici, sardine, sgombri, saraghi, cefali, ecc.), poiché queste tecniche danneggiano le uova e le fasi giovanili dei pesci. Circa la metà della flotta regionale è rimasta quindi nei porti. Le piccole imbarcazioni con attrezzi da pesca tradizionali (reti da posta, cogolli, parangali, nasse, ecc.) hanno continuato l’attività, assicurando l’approvvigionamento del mercato. La disponibilità di pesce fresco nei punti vendita e ristoranti romagnoli è stata quindi garantita grazie alla pesca locale e all’approvvigionamento da aree del Mediterraneo non soggette contemporaneamente al divieto. La diversificazione dei periodi di fermo pesca lungo l’Adriatico ha inoltre contribuito a mantenere una fornitura regolare e prezzi stabili. In definitiva, il fermo pesca ha conciliato la tutela ambientale con la continuità nell’offerta di pesce fresco e genuino. Buon appetito!
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