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Evoluzione del San Domenico: Cucine 4.0 e la Visione di Mascia

Nel 2010, Massimiliano Mascia assunse la guida del leggendario ristorante San Domenico, aprendo un nuovo capitolo nella sua storia. Inaugurato nel 1992, durante il weekend del Gran Premio di Imola, il San Domenico ha mantenuto un’atmosfera senza tempo: un’oasi di alta cucina italiana, arredata con stile contemporaneo, eleganti pellami scuri, raffinati argenti e cristalli. La proposta culinaria, però, si è costantemente evoluta sotto la direzione di Mascia, integrando i piatti simbolo creati da Bergese e Valentino Marcattilii con creazioni contemporanee. Francesco Cioria, sommelier pluripremiato e collaboratore di Mascia da un decennio, gestisce con passione e competenza la cantina storica, un tesoro di etichette nazionali e internazionali. Giacomo, figlio di Natale, sta guidando la sala con una filosofia in armonia con la cucina di Mascia: un servizio giovane, raffinato e cordiale, mai deferente. Il cuore pulsante del San Domenico, le cucine, sono state da sempre il centro nevralgico, abbellite da piastrelle calde, pentole di rame, utensili e foto che testimoniano la storia e l’artigianalità del locale. Il 24 aprile 2022, esattamente 30 anni dopo l’apertura iniziale, e nuovamente durante un weekend di Formula 1, le cucine tradizionali hanno concluso il loro servizio per lasciare spazio a una rivoluzione tecnologica. Mascia ha così commentato: “A 52 anni del San Domenico, sento il bisogno di dedicare le mie energie a questa casa che mi ha accolto, formato e mi permette di esprimere la mia cucina semplice, attenta, precisa e autentica. Il progetto delle nuove cucine rappresenta la realizzazione di un sogno, la volontà di migliorarsi continuamente, di non accontentarsi, di non dare nulla per scontato, perché impegno e passione sono fondamentali per il nostro lavoro, al servizio del cliente, che rimane il nostro obiettivo principale. È una dichiarazione d’amore per la storia del San Domenico e per il suo futuro”. L’innovazione tecnologica 4.0 è arrivata al San Domenico di Imola con nuove cucine completamente rinnovate, progettate da Mascia in collaborazione con architetti e tecnici per oltre due anni. Il progetto, studiato per usufruire di incentivi statali, punta alla sostenibilità tramite l’induzione e il controllo dei flussi energetici. La realizzazione ha coinvolto aziende e artigiani italiani e locali, tra cui De Manincor di Trento e ceramisti di Imola. Per la prima volta, una “chef table” permetterà ai commensali di osservare la brigata al lavoro in un ambiente contemporaneo e riservato. Mascia, chiamato semplicemente “Max” dalla sua brigata, è un cuoco attento, generoso e disponibile, capace di osservare, ascoltare ed agire con rapidità. La sua determinazione lo ha aiutato a guidare il San Domenico nel XXI secolo. Cresciuto al San Domenico sin dall’adolescenza, dove ha imparato le tecniche dello zio Valentino Marcattilii, Mascia ha trascorso sette anni lavorando nelle cucine di prestigiosi ristoranti come il Ducasse a Parigi e il Plaza Athénée in Costa Azzurra. Nel 2010, a soli 27 anni, tornò a Imola per dirigere il ristorante, mantenendone l’eleganza, l’unicità e il calore, pur arricchendo la sua storia con la propria creatività e attenzione per le stagioni e le persone. Mascia accoglie personalmente i suoi ospiti, desideroso di conoscere le loro storie per personalizzare la loro esperienza. Negli anni ’80, il San Domenico aprì un secondo locale a New York, ottenendo tre stelle dal New York Times, chiuso poi nel 2007. La cucina del San Domenico è contraddistinta da piatti iconici, reinterpretati da Mascia con una particolare attenzione per le materie prime stagionali e il territorio, come l'”Uovo in raviolo”, un capolavoro di Bergese e Marcattilii, adattato alle stagioni e alle diverse varietà di tartufo. Il cinquantesimo anniversario è stato celebrato con un menu che celebrava la cucina emiliana, mentre piatti come il Raviolo di cotechino e il Raviolo di faraona esprimono l’amore di Mascia per la pasta fresca e i sapori della tradizione familiare. In estate, vengono proposti piatti che esaltano la semplicità e la qualità delle materie prime, come il Crudo di scampi e la Ricciola vaporizzata. Nel menu sono presenti anche omaggi allo chef Bergese, come la Torta Fiorentina. La cantina, un caveau di oltre cinquecento anni, custodisce quasi 2400 etichette e 15.000 bottiglie, un tesoro gestito da Francesco Cioria. Un tavolo speciale, realizzato su misura, è riservato per occasioni speciali o degustazioni. Il San Domenico continua la sua storia con l’eredità di Gianluigi Morini, salutato il 9 dicembre 2020, mantendone l’identità, lo spirito avanguardistico e la sua atmosfera familiare.

Redazione

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