Spesso sottovalutato, il Trebbiano è un vitigno profondamente radicato nella storia vitivinicola italiana, con una diffusione capillare che abbraccia diverse regioni. La sua fortuna, tuttavia, è stata spesso condizionata da tendenze di mercato e da interpretazioni riduttive delle sue potenzialità. Esaminiamo quindi le sue caratteristiche principali.
Origini e diffusione: Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia”, menziona il “vinum trebulanum”, un vino bianco il cui nome potrebbe derivare da “trebula” (casale), suggerendo un’origine rurale. Nel 1595, Andrea Bacci, nel suo “De Naturali Vinorum Historia de Vinis Italiae”, lo identifica con Trebula (Treglia) in Campania, l’odierna Capua. Altre teorie ne attribuiscono un’origine etrusca, ipotizzando che la sua elevata produttività lo rendesse il vino prediletto dalle legioni romane. Indubbiamente, il Trebbiano vanta una storia millenaria e una diffusione estesa, originando diversi cloni coltivati in tutta Italia. Le tecniche colturali variano a seconda della zona geografica, adattandosi alle condizioni climatiche e alle tradizioni locali. Questa notevole adattabilità ha consentito al Trebbiano di prosperare non solo in Italia, ma anche in Francia e California. In Romagna, rappresenta il vitigno più coltivato, con oltre 15.500 ettari, pari al 28% della superficie vitata regionale (superficie nazionale oltre i 44.000 ettari).
Varietà di Trebbiano: In Italia, esistono diverse tipologie di Trebbiano:
1. **Trebbiano di Soave:** Coltivato nelle province di Verona e Brescia, e sulle rive meridionali del Lago di Garda, si caratterizza per grappoli, foglie e acini di dimensione media, con una buccia spessa e consistente. La vendemmia avviene tipicamente nei primi giorni di ottobre. È anche noto come Trebbiano di Lugana, Trebbiano di Verona, o Turbiana.
2. **Trebbiano Giallo:** Presumibilmente originario dei Castelli Romani, è ampiamente diffuso nella provincia di Roma. Presenta foglie grandi e pentagonali, grappoli mediamente grandi con acini sferici, una buccia ricca di pruina e un colore giallo dorato con macchie marroni. È conosciuto anche come Tosterello, Trebbiano dei Castelli, o Trebbiano di Frascati.
3. **Trebbiano Romagnolo:** Di antichissima origine, è il vitigno più coltivato in Romagna, soprattutto nella provincia di Ravenna, con una presenza minore nei colli emiliani. Grappoli, foglie e acini sono di dimensioni medie, con buccia pruinosa, consistente, di colore verde-giallognolo, talvolta leggermente ambrata. I sinonimi includono Trebbiano della Fiamma e Trebbiano di Romagna. È adatto alla produzione di vini fermi, vini base per spumanti e brandy. La provincia di Ravenna concentra circa il 70-75% dei vigneti. Sebbene non sia considerato un vitigno di alta fascia, la sua adattabilità lo rende fondamentale per la viticoltura di pianura.
4. **Trebbiano d’Abruzzo:** Originario del XVI secolo, si coltiva in tutta la regione Abruzzo, prediligendo zone collinari (500-600 m s.l.m.). Grappoli e acini sono mediamente grandi. È anche conosciuto come Bombino.
5. **Trebbiano Toscano:** Tra i più diffusi a livello nazionale, con una maggiore concentrazione in Umbria, Lazio e Toscana. Foglie e grappoli sono medio-grandi, con acini discoidali, buccia più o meno pruinosa di consistenza media e colore giallo-verde o giallo-rosato. I sinonimi includono Albano, Bobiano, e Biancame. Viene vinificato sia in purezza sia in assemblaggio con altri vitigni, dando vita a vini bianchi, passiti e persino rossi, come il Carmignano DOC.
Profilo sensoriale e abbinamenti: Il Trebbiano è un vino di media struttura, con un intenso colore giallo paglierino con riflessi verdolini, mediamente acido, che offre piacevoli sensazioni aromatiche e gustative. Il suo aroma è intenso ma delicato, il sapore sapido, asciutto e armonico. Le caratteristiche organolettiche possono variare in base alla zona di produzione, alla maturazione e all’affinamento. Al naso, si possono percepire note di acacia, mela, lavanda, mandarino e talvolta miele. È un vino versatile, ideale con pesce fritto o grigliato, crostacei, ma anche con carni bianche (pollo, maiale) e funghi. La temperatura di servizio ideale è di circa 8 gradi.
Il Trebbiano: una rivincita? Per lungo tempo, il Trebbiano è stato considerato un vino da grande distribuzione, di qualità semplice, persino da taglio. Tuttavia, la sua presenza in numerosi disciplinari di produzione, come nel Chianti, ne dimostra l’importanza. La visione di un vino banale è stata smentita nel 2012, quando un Trebbiano d’Abruzzo è stato eletto miglior vino italiano da una giuria di esperti. Da allora, si è assistito a una riscoperta delle sue diverse tipologie. La qualità del Trebbiano dipende sia dalla vigna che dalla cantina: una vendemmia tardiva, dopo quella del Sangiovese, con uve quasi dorate, e tecniche di vinificazione come la macerazione sulle bucce e il batonnage, contribuiscono a esaltarne le caratteristiche aromatiche e strutturali. L’affinamento (acciaio, cemento, legno o anfora) è fondamentale per permettere al Trebbiano di rivelare il suo potenziale, mostrandosi un’uva più complessa di quanto la sua fama popolare suggerisca.
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