Latte: amico o nemico? Una prospettiva nutrizionale

Legalmente, il latte è definito come il liquido prodotto dalle ghiandole mammarie di mammiferi sani e ben nutriti, ottenuto tramite mungitura regolare e ininterrotta. La sua composizione, tuttavia, è estremamente variabile e dipende da diversi fattori: la genetica dell’animale (razza e specie), le condizioni ambientali (lo stress riduce la resa lattiera), l’alimentazione (che influenza il profilo nutrizionale), la salute dell’animale e i processi di lavorazione. In generale, proteine (caseine e sieroproteine), grassi, lattosio, sali minerali e vitamine costituiscono i suoi componenti principali. Un confronto tra latte vaccino e latte materno evidenzia differenze significative: il latte bovino ha un contenuto proteico nettamente superiore, necessario per la crescita rapida del vitello, mentre il latte umano è più ricco di zuccheri, vitali per lo sviluppo del sistema nervoso del neonato. Questa differenza suggerisce che il latte vaccino non è ideale per l’alimentazione infantile; l’allattamento al seno esclusivo fino ai due anni è raccomandato, contrariamente alla pratica comune di introdurre il latte vaccino già a sei mesi. Tradizionalmente considerato una fonte privilegiata di calcio e vitamina D per la salute delle ossa, il latte è stato recentemente oggetto di rivalutazione critica. Uno studio dell’Università di Harvard ha infatti associato il consumo di latte vaccino pastorizzato industrialmente a un aumentato rischio di tumori ormono-dipendenti. Questo è dovuto al fatto che la produzione intensiva di latte prevede la mungitura delle vacche durante tutta la gravidanza, a differenza di quanto accade in natura, dove la produzione di latte è legata al periodo post-parto. Le esigenze di mercato hanno portato a un ciclo di gravidanza quasi perpetuo per le mucche da latte, incrementando notevolmente i livelli ormonali nel latte, soprattutto di estrogeni (es. solfato di estrone), particolarmente elevati nelle fasi avanzate della gestazione. Gli esperti raccomandano, quindi, di moderare il consumo di latte e derivati a una o due porzioni giornaliere, soprattutto per i bambini. Per gli adulti, l’assunzione di latte non è necessaria; il fabbisogno di calcio può essere facilmente soddisfatto attraverso un’alimentazione varia che includa ortaggi come lattuga, cavolfiore e legumi.

Redazione

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