Il Sangiovese: Un Viaggio Tra Storia, Terroir e Profili Organolettici

L’etimologia del nome “Sangiovese” è controversa. Una teoria affascinante lo collega all’espressione “sangue di Giove”, evocando la preziosità del vino e un’antica presenza romana sul Monte di Santarcangelo di Romagna. Sebbene ufficialmente conosciuto dal XVI secolo, le sue radici affondano probabilmente nell’epoca etrusca, circa 2000 anni fa, nella zona compresa tra il Tevere settentrionale e l’Arno meridionale, da cui si sarebbe poi diffuso in Emilia-Romagna e oltre. Un’altra ipotesi fa derivare il nome dall’uva “san giovannina”, varietà a maturazione precoce, raccolta in prossimità della festa di San Giovanni Battista. Il Sangiovese, vitigno a bacca nera, è ampiamente coltivato in Italia, ricoprendo oltre 70.000 ettari di vigneti (circa l’11% del totale nazionale), dalla Romagna alla Campania, con la Toscana come principale area di produzione. Cresce al meglio in terreni argilloso-calcarei poco fertili, mostrando una maturazione tardiva. Esistono circa 160 varietà di Sangiovese, caratterizzate da elevata acidità e tannicità, peculiarità che conferiscono ai vini una notevole longevità e complessità aromatica. Questo vitigno è un elemento fondamentale di molti grandi vini italiani, protagonista indiscusso delle tavole in Romagna, Toscana e Marche, e presente in vini prestigiosi come il Sangiovese di Romagna, il Rosso Piceno, il Rosso Conero, il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Vino Nobile di Montepulciano e il Morellino di Scansano. All’estero, la coltivazione è limitata a piccole aree in California (Napa Valley, Sonoma, Sierra Foothills), Argentina (Mendoza), Australia e Corsica. Questa diffusione geografica si traduce in una grande varietà di espressioni, che spaziano da vini semplici a vere e proprie eccellenze. In generale, i vini prodotti con Sangiovese in purezza presentano elevata acidità, tannini pronunciati, un colore moderato e una struttura di media intensità. La sua notevole variabilità genetica ha portato alla creazione di numerose varietà clonali. L’ampelografia tradizionale distingue principalmente tra Sangiovese Grosso e Sangiovese Piccolo. La maturazione avviene tradizionalmente in grandi botti, secondo la consuetudine dell’Italia centrale, ma anche in barrique, scelta sempre più diffusa. L’utilizzo di contenitori inerti (acciaio o cemento) è meno frequente, in quanto l’acidità del vino risulterebbe più evidente. La longevità, dipendente dalla qualità delle uve e dalle tecniche enologiche, varia generalmente tra 2 e 8 anni, con alcuni vini in grado di invecchiare per oltre 20 anni. Il colore, influenzato da fattori pedoclimatici e pratiche colturali, è tipicamente rosso rubino intenso, ma con una certa trasparenza anche nelle migliori espressioni. Con l’invecchiamento, evolve verso tonalità granate e aranciate. I profumi spaziano tra frutti rossi e neri (amarena, mora, prugna, ribes, fragola, ciliegia, lampone, mirtillo), con note speziate (vaniglia, liquirizia), tostate (caffè, cioccolato) derivanti dalla maturazione in legno. Il Sangiovese di Romagna, vino solare, franco e diretto, si distingue per calore, pienezza e corpo, mantenendo una piacevole bevibilità. Le diverse aree di produzione della Romagna conservano tradizioni e stili produttivi unici, giustificando le 12 menzioni geografiche aggiuntive consentite in etichetta. Le versioni più strutturate, affinate per almeno 24 mesi in botti di rovere, possono fregiarsi della dicitura “Riserva”, mentre le versioni più semplici offrono freschezza e immediatezza, ideali per accompagnare carni rosse alla griglia, salumi, pesce e verdure. A Imola e Dozza, i vini sono freschi e sapidi, di struttura leggera ma fine ed elegante. Nelle colline faentine (cru Marzeno e Oriolo dei Fichi), si caratterizzano per raffinatezza, balsamicità, note floreali (violette e more). A Brisighella, l’argilla conferisce ai vini longevità, sentori erbacei, note di mora, liquirizia e lampone. A Bertinoro, si trovano vini corposi, caldi e sapidi, con aromi di ciliegia e mora e tannini setosi. A Predappio, il terroir argilloso favorisce vini strutturati, con profumi di frutta sotto spirito e spezie. Nella zona riminese, nelle colline di Coriano, il Sangiovese presenta maggiore corposità, tannini più vigorosi, preminenza del frutto rispetto ai fiori, sapidità iodica e note di capperi, timo e pomodoro. Il Sangiovese di Romagna DOC deve essere ottenuto da un minimo dell’85% di uve Sangiovese, con il restante 15% da vitigni a bacca nera emiliano-romagnoli. Il disciplinare prevede quattro tipologie: la gradazione alcolica minima è del 12% (12,5% per il Superiore, 13% per il Riserva, 11,5% per il Novello). La temperatura di servizio ideale è tra i 16 e i 18°C, in calici da vino rosso classici. In tavola, il Sangiovese di Romagna si presta ad un’ampia gamma di abbinamenti: primi piatti con sughi di carne, arrosti, grigliate, carne di castrato, agnello, selvaggina, stracotti, brasati, affettati e piadina con squacquerone, prosciutto crudo e rucola.