La diffusione ingiustificata della “gluten-phobia”

La rapida diffusione di informazioni online ha alimentato, negli ultimi anni, paure infondate nei confronti di diverse sostanze alimentari, tra cui il glutine. Questa proteina, presente in cereali come frumento, farro, spelta, triticale, orzo e segale, conferisce elasticità e consistenza agli impasti, venendo impiegata anche come legante nell’industria alimentare, persino in prodotti inaspettati come sughi pronti e cioccolato. L’apprensione legata al consumo di glutine deriva principalmente dalla preoccupazione per potenziali danni alla salute. Tuttavia, effetti collaterali significativi si verificano solo in chi soffre di celiachia o allergie specifiche al glutine. Una ricerca australiana pubblicata sul “Medical Journal of Australia” ha evidenziato che solo un sesto degli adulti che lamentano intolleranza al glutine presenta reali problemi di salute correlati. Pertanto, molte persone seguono costose diete “senza glutine” inutilmente. Queste diete, stimate 17 volte più dispendiose di una dieta standard, espongono a rischi maggiori, come carenze di vitamine e minerali, aumento del rischio di malattie cardiovascolari e ipertensione, oltre a possibili incrementi di peso a causa dell’alto contenuto di carboidrati nelle alternative senza glutine. L’eliminazione del glutine può inoltre compromettere la flora batterica intestinale, incrementando l’esposizione a tossine. In definitiva, il principale beneficiario delle diete “gluten-free” è il fiorente mercato globale, valutato oltre 6 miliardi di dollari. Un semplice esame del sangue può svelare la presenza o meno di celiachia, evitando spese e rischi inutili.