Un’antica leggenda, un sapore romagnolo: la storia della pesca IGP

Un’antica leggenda, un sapore romagnolo: la storia della pesca IGP

Le pesche, simboli della tradizione agricola romagnola, vantano una storia affascinante, iniziata in Cina, dove venivano considerate simbolo di immortalità e i loro fiori celebrati in poesia. Da lì, il loro viaggio le portò in Persia, cui devono il loro nome europeo, che significa “originaria della Persia”. Alessandro Magno contribuì alla loro diffusione in Europa. In Romagna, la coltivazione iniziò nel 1898 a Massa Lombarda, trasformandola in una delle principali aree produttrici europee. Qui prosperano due varietà principali: la pesca, con buccia vellutata e polpa succosa e profumata, gialla o bianca, e la nettarina, dalla buccia liscia e polpa soda e croccante, anch’essa gialla o bianca. Entrambe vantano la prestigiosa certificazione IGP (Indicazione Geografica Protetta) europea, a testimonianza dell’indissolubile legame tra il frutto e il territorio. Versatile e deliziosa, la pesca romagnola si presta a molteplici usi: gustata fresca, in macedonie, o trasformata in succhi, marmellate, crostate e dolci, magari arricchita da vino, zucchero e un tocco di limone. Un’esperienza sensoriale completa, un vero piacere per vista, olfatto e palato, che ne accresce il fascino. Ma oltre al gusto, le pesche offrono innumerevoli benefici per la salute: ideali per chi desidera perdere peso grazie al loro elevato potere saziante, sono ricche di fibre e a basso contenuto calorico (35-50 calorie per frutto). Ricche di vitamina C e provitamina A, combattono i radicali liberi, ritardando l’invecchiamento, prevengono l’anemia, integrano i sali minerali e favoriscono la salute dei tessuti. La Romagna, terra di pesche e nettarine, è dunque sinonimo di salute e piacere. Forse i Cinesi avevano ragione a considerare la pesca un frutto immortale… Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere aggiornato su ricette, eventi e manifestazioni!