Il fermo pesca nell’Adriatico: un provvedimento controverso

La recente dichiarazione del Ministro delle Politiche Agricole sul fermo biologico nel Mar Adriatico ha suscitato forti perplessità nel settore della pesca. La proposta di un divieto uniforme di pesca dal 30 luglio al 9 settembre, esteso da Friuli Venezia Giulia alla Puglia, impedirebbe di fatto la fornitura di pesce fresco in questo periodo. Secondo Luigi Giannini, presidente di Federpesca (Confindustria), questa misura, coincidente con il picco turistico, avrebbe conseguenze devastanti, vanificando l’attrattiva enogastronomica della regione e favorendo l’importazione di prodotti ittici. Federpesca propone invece un fermo pesca differenziato, compatibile con le indicazioni scientifiche, ma capace di evitare il collasso del settore e del turismo connesso. Giannini sottolinea la necessità di un approccio flessibile e calibrato, modulando lo sforzo di pesca in base al ciclo riproduttivo delle specie ittiche, a partire dalla primavera, e proteggendo in particolare le acque costiere entro le 4-6 miglia. Federpesca presenterà le proprie osservazioni al Ministro e alle Commissioni parlamentari, evidenziando la gravità della situazione e il rischio di compromettere l’attività di un intero anno. La crisi del settore ittico, dovuta allo sfruttamento eccessivo delle risorse e all’inquinamento, impone un fermo, ma è fondamentale trovare soluzioni equilibrate, soprattutto considerando i pagamenti arretrati per il fermo del 2018.