Lo Squacquerone di Romagna: un tesoro caseario romagnolo

Oggi desidero celebrare lo Squacquerone di Romagna, o “Squaquaròn” nel dialetto locale. Prima di esaminarne le caratteristiche uniche, è importante distinguerlo da formaggi simili come lo stracchino e la crescenza. Quest’ultima, specialità lombarda a base di latte parzialmente scremato, è pronta per il consumo dopo circa dieci giorni. Lo stracchino, pur condividendone le origini, viene prodotto con latte intero e necessita di una stagionatura minima di venti giorni. Lo Squacquerone di Romagna si differenzia per la sua consistenza cremosa e l’elevato contenuto di acqua (circa il 60%), elemento che gli conferisce il nome, derivato dall’espressione dialettale che descrive la sua tendenza a “squagliarsi”. La sua consistenza così morbida impedisce al formaggio di mantenere una forma definita. Le sue origini sono antiche e legate alla tradizione contadina. Un tempo, la sua produzione era limitata alla stagione invernale, quando l’aria umida e stagnante preservava il formaggio dall’essiccazione, consentendogli di mantenere la sua caratteristica cremosità e di assumere la forma del recipiente che lo contiene. Geograficamente, questo formaggio è tipico delle aree di Forlì-Cesena, Rimini, Ravenna e Imola. Attenzione alle imitazioni: solo lo Squacquerone di Romagna DOP, prodotto nella zona designata e secondo il disciplinare di produzione, può vantare questa denominazione. Il suo aspetto è bianco avorio, con un sapore latteo delicato, arricchito da un retrogusto amarognolo e leggermente acidulo. Per apprezzare appieno la sua cremosa consistenza e il suo sapore, l’abbinamento ideale è con la piadina, ancora meglio se accompagnato da fichi caramellati. Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere aggiornato su ricette, eventi e manifestazioni!