Delizie primaverili: frittelle con germogli di vitalba

Pochi conoscono l’utilizzo culinario della vitalba. Se desiderate sperimentare questa pianta selvatica, la primavera è il momento ideale, quando i teneri germogli sono al loro meglio. La cucina tradizionale romagnola vanta una ricca storia nell’uso di erbe spontanee, un tesoro di aromi e sapori autentici. Un tempo, nelle campagne, queste piante arricchivano le pietanze, soprattutto in periodi di scarsità di carne. Asparagi selvatici, borragine, rosmarino selvatico, malva e ortica sono solo alcuni esempi. Gli antichi ricettari settecenteschi abbondano di frittate, paste al forno e frittelle a base di erbe selvatiche. La vitalba, un rampicante diffuso in siepi e boschi, cresce spontaneamente sugli alberi. Solo le giovani estremità, raccolte in primavera, sono adatte al consumo. Ecco la ricetta delle frittelle: 250 g di farina, 1 uovo, 1 spicchio d’aglio (facoltativo), un pizzico di lievito di birra, 2 cucchiai d’olio, 50 g di parmigiano grattugiato, sale e pepe q.b., 250 g di cime di vitalba. Pulire accuratamente le cime, eliminare i filamenti più coriacei, lavarle e lessarle in acqua salata per circa dieci minuti. Scolarle e tritarle finemente. In una ciotola, mescolare la farina con un po’ d’acqua in cui avrete sciolto il lievito. Aggiungere l’olio, l’uovo, il parmigiano, sale e pepe. Incorporare le vitalbe tritate, mescolare bene, coprire e lasciare riposare per almeno un’ora. Quindi, con un cucchiaio, prelevare porzioni di impasto e friggerle in abbondante olio caldo. Una volta dorate da entrambi i lati, scolare su carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso. Servire calde.