La credenza, antico mobile romagnolo del XVII secolo, evoca ricordi d’infanzia e di famiglia, un’atmosfera calda e profumata di dolci tradizionali. In origine, custode di preziose stoviglie e pietanze per banchetti nobiliari, la credenza si è trasformata in un alto armadio con ante vetrate, mostrando tesori culinari che non necessitano di refrigerazione. In particolare, i dolci della nonna, semplici e genuini, preparati con ingredienti locali, spesso provenienti dall’orto, dal pollaio o dal vicinato. Nessun sofisticato cake design, solo materie prime essenziali, per colazioni e merende rustiche. Esploriamo, quindi, le delizie della pasticceria romagnola. La ciambella, regina indiscussa, è perfetta per iniziare la giornata o concludere un pranzo di festa, magari accompagnata da un sorso di Albana dolce. A differenza di altre ciambelle, la sua forma è allungata, ovale, quasi panettiforme. La superficie croccante è cosparsa di granelli di zucchero o zucchero a velo, mentre l’interno resta soffice. Ogni famiglia e fornaio vanta la propria ricetta segreta, tramandata di generazione in generazione, a base di farina, uova, zucchero, burro, latte e lievito. Versioni moderne includono uvetta, gocce di cioccolato o mandorle, e per un tocco aromatico, provate la nostra ciambella alla salvia. Il Bustrengo, dolce tipico della bassa Romagna, celebra la sua festa a Borghi (Forlì-Cesena) la seconda domenica di maggio. Nato nelle case contadine, è un dolce versatile, nato per evitare sprechi, con numerose varianti, inclusa quella con farina di castagne, ideale per svuotare la dispensa. Le ricette antiche contenevano fino a 32 ingredienti, tra cui pane raffermo, zucchero, uova, latte, farina gialla e bianca e frutta secca, soprattutto fichi. Il Castagnaccio, diffuso in Emilia-Romagna, dalla Valconca a Castel del Rio, è un dolce invernale, morbido e naturalmente dolce, a base di farina di castagne e uvetta. L’assenza di zucchero e burro, sostituito da olio extravergine d’oliva, ne fa un dolce leggero e adatto anche a chi ha intolleranze. La Pagnotta di Sarsina, dolce pasquale, è un pane dolce, tondo e soffice, ricco di uvetta, gustato in famiglia con salumi e uova sode. Conservabile per giorni, basta tostarlo brevemente per ravvivarne il sapore. La Sagra della Pagnotta si tiene a Sarsina due settimane prima di Pasqua. La Piada dei Morti, dolce dedicato ai defunti (2 novembre), è un pane tondo e schiacciato, con frutta secca e uvetta. Le sue origini risalgono alla dominazione celtica, un’offerta propiziatoria per i defunti che tornavano sulla terra. Ancora oggi, i forni romagnoli sfornano questi pani dorati, ricchi di mandorle, noci e pinoli. Il Miacetto di Cattolica, dolce natalizio unico, secondo lo storico Maria Lucia De Nicolò, prende il nome dalla sua consistenza “mille acini”. Preparato per la Vigilia, non contiene ingredienti “grassi”, come strutto e uova, usando cruschello o farina integrale, acqua, olio, miele, scorza di agrumi, uvetta e frutta secca. A differenza di dolci simili, come il panpepato modenese o il panforte toscano, generalmente non prevede spezie, anche se alcune famiglie aggiungono un pizzico di cannella. Gli Scroccadendi sono biscotti secchi alle mandorle, simili ai cantucci toscani, croccanti e perfetti per essere portati con sé, come facevano i contadini. Oggi, si gustano nei forni e ristoranti tradizionali, inzuppati (toccià) in vini liquorosi come l’Albana passita. Le Raviole romagnole, mezzelune di pasta frolla ripiene di marmellata o savor (conserva di mosto d’uva e frutta), possono essere glassate con alchermes e zucchero, come le Pesche Dolci Ripiene (Pisgheini). Le varianti moderne includono ripieni di cioccolato o Nutella. La Torta Succi, dolce al cucchiaio conosciuto come Zuppa Inglese, anticamente era una torta rotonda con base di pasta frolla, conservabile a temperatura ambiente, preparata ancora oggi in pasticcerie tradizionali come la Pasticceria Succi di Santarcangelo. Infine, sebbene non tipicamente romagnola, la regione ha “adottato” il Tiramisù, forse grazie a preparazioni simili segnalate nel libro di cucina Artusi. In passato, si preparava una versione rustica, con burro al posto del mascarpone e rosolio al posto del caffè, una torta di pasta frolla da conservare a lungo nella credenza.
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