Il Sangiovese: Un’icona enologica romagnola

Il Sangiovese rappresenta l’emblema della produzione vinicola romagnola. Questo vino rosso, dalla struttura robusta ma con delicate sfumature, si abbina splendidamente alla pasta fresca all’uovo tipica della regione, in particolare con ripieni come quelli dei cappelletti o dei tortelloni. L’ideale è condirla con un ragù, dato che il Sangiovese si esprime al meglio anche in accostamento con carni rosse. La Denominazione di Origine Controllata (DOC) Sangiovese di Romagna fu istituita nel 1976, evento celebrato da una lapide sul Monte Giove, vicino a Santarcangelo di Romagna, che recita: “Qui sul colle che di Giove porta il nome, oggi 29 ottobre 1976, la Romagna dei vini e dei vigneti incorona il nume con l’aureola del Sangiovese, rivendicandone con sicura fede l’antica origine.” L’etimologia del nome rimane avvolta nel mistero, tra storia e leggenda: alcune ipotesi lo collegano a “sangiovannese” (originario di San Giovanni Valdarno), ad una variante dialettale (“san giovannina”, per la sua germogliazione a giugno, in coincidenza con la festa di San Giovanni Battista), o addirittura a “sanguegiovese”, ovvero “sangue di Giove” (per la sua provenienza dal Monte Giove). Per ottenere la DOC Sangiovese, il vino deve essere composto almeno all’85% da uve Sangiovese. Il restante 15% può provenire da altri vitigni a bacca nera coltivati in Emilia-Romagna. Il Sangiovese di Romagna DOC si declina in quattro varianti: la gradazione alcolica minima è del 12%, che sale a 12,50% per il Superiore e a 13% per la Riserva, mentre il Novello può raggiungere un minimo dell’11,50%.