Le straordinarie proprietà del cavolo: varietà, benefici e usi culinari

Il cavolo, ortaggio stagionale spesso sottovalutato, vanta una storia millenaria e una presenza consolidata nella nostra tradizione culinaria. Appartenente alla famiglia delle Crucifere, questa pianta erbacea è coltivata in diverse varietà, apprezzata per le sue proprietà benefiche e diffusa in tutto il mondo. Già nell’antichità, i Greci lo veneravano, mentre i Romani lo impiegavano come rimedio naturale e lo consumavano crudo prima dei banchetti per favorire l’assorbimento dell’alcol. Tipicamente invernale, offre una gamma vastissima di cultivar, con forme, colori e sapori differenti. Tra le più conosciute ricordiamo il broccolo, i broccoletti, il cavolfiore, il cavolo bianco, i cavolini di Bruxelles, il cavolo cappuccio, il cavolo cinese, il cavolo marino, il cavolo nero e la verza. Ricco di vitamina C e zolfo, è un potente antinfiammatorio e rimedio contro i raffreddori, grazie alle proprietà disinfettanti e tonificanti dello zolfo per le vie respiratorie. Per preservare le sue proprietà nutrizionali, si consiglia il consumo crudo, in insalata, oppure stufato o al vapore. Questo ortaggio è inoltre una fonte eccellente di fibre, potassio, calcio e ferro, contribuendo alla salute intestinale. La sua elevata capacità saziante e il basso contenuto di grassi lo rendono ideale per diete ipocaloriche. Studi scientifici hanno dimostrato la sua efficacia nella prevenzione di alcuni tumori, grazie alla presenza di flavoni, glucosidi e sulforafani. In cucina, il cavolo è un ingrediente versatile, impiegato in zuppe, minestre, risotti e ripieni, gustoso sia crudo che cotto come contorno. Durante la cottura, emana un odore sgradevole a causa dei composti dello zolfo, che però spariscono dopo 15-20 minuti. In diverse regioni italiane, come la Lombardia, rappresenta un ingrediente fondamentale di piatti tradizionali, ad esempio la Casoeula e i Pizzoccheri valtellinesi. L’umile cavolo è anche protagonista di numerosi modi di dire popolari, spesso legati al suo scarso valore commerciale o a una vaga somiglianza fonetica con un termine volgare. Da qui la sua simbologia di qualcosa di poco prezioso: “farsi i cavoli propri”, “non capire/fare un cavolo”, “stare come i cavoli a merenda”, “non valere un cavolo”, “portare il cavolo in mano e il cappone sotto”, “andare a piantare cavoli”. E voi, cosa fate con il cavolo?