L’Emilia-Romagna solidale: quando cibo da rima con inclusione | 3 ristoranti cooperativi da non perdere

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Ristorante (Fonte: Unsplash) - Romagnaatavola

In tutta la regione sono nati negli anni ristoranti cooperativi, luoghi cioè in cui è possibile coniugare cucina e solidarietà.

Il cibo spesso fa rima con inclusione. Lo sanno bene i ristoratori dell’Emilia – Romagna (e non solo) che, con i loro progetti, tentano da anni di coniugare buona tavola e impegno sociale.

Come? Attraverso i cosiddetti ristoranti cooperativi, che altro non sono che luoghi che nascono dall’incontro tra la cucina e la volontà di valorizzare il territorio e sostenere la comunità.

Da bistrot cittadini ad agriturismi di campagna, tutta la regione è piena di locali che hanno fatto dell’accoglienza il loro sine qua non.

Del resto, si dice che il lavoro nobiliti l’uomo e in effetti questa ne è la dimostrazione.

I ristoranti cooperativi in Emilia-Romagna

Aperto nel 2021, Fuori Misura Social Food nasce grazie alla Cooperativa Sociale For.B e al Gruppo Social Food Experience. In cucina e in sala lavorano persone con disabilità, sotto la guida della chef Halyna. Gli ingredienti sono di altissima qualità e il menù è composto da piatti tipicamente romagnoli riproposti in chiave moderna. Il “piatto forte” – metaforicamente, si intende – è l’atmosfera conviviale, familiare, accogliente.

Accanto al ristorante vi è il “Fuori Misura Bottega”, un piccolissimo ed accogliente corner, in cui è possibile trovare un’accurata selezione di vini, da gustare accanto a piatti d’asporto. Come si legge sul sito, infatti, “da noi non solo avrai la possibilità di assaggiare piatti sani e di qualità che rispecchiano a pieno la ricchezza del nostro territorio, ma ti sentirai parte di una nuova realtà, fatta di sorrisi e sfumature diverse”.

Ristorante
Ristorante (Fonte: Unsplash) – Romagnaatavola

Altri ristoranti cooperativi

Andando verso Bologna, invece, è possibile trovare due realtà interessanti: La Locanda Smeraldi e Battirame 11. Partendo dal primo – situato nella splendida cornice del Parco di Villa Smeraldi – trattasi di un progetto a cura della Cooperativa Sociale Anima, che possiamo definire più che altro “un laboratorio di sapori e gioia” (come si legge sul sito). Nel locale è possibile trovare pasta fresca fatta in casa (anche e soprattutto da persone con fragilità), crescentine e tigelle tipiche della zona, carne alla griglia e tanto altro. Il fine della Locanda Smeraldi è restare fedele alla tradizione e valorizzare il territorio in cui sorge, aggiungendo però un pizzico di originalità. Alle spalle del locale, poi, vi è un grande orto – sempre gestito dalla stessa cooperativa – così che i prodotti proposti ogni giorno siano letteralmente a “metri zero”.

Nella periferia della stessa città, poi, è possibile imbattersi nel celebre Battirame 11, “il risultato di un impegno sociale e personale che ha fatto del recupero una risorsa”. Qui le parole chiave sono tre: passione, creatività e solidarietà. Questo ha permesso di trasformare uno spazio pubblico abbandonato in forte degrado in una location viva, nuova, in cui la cucina si fonde con l’arte e il tutto è condito dall’inclusione sociale. Come si legge sul sito, infatti: “È un luogo in cui l’alta cucina si sposa con il sociale per creare formazione e occupazione, sostenibilità e professionalità, ma soprattutto per offrire un prodotto di qualità e di bellezza per dimostrare come l’imperfezione possa risultare una risorsa”. Da menzionare i giardini e il vivaio, che fanno da cornice alle serate all’insegna del buon cibo e della convivialità. Tutto è nato da un’idea di Massimiliano Poggi, co-founder ed Executive Chef di Ingrediente Italia e Joan Crous, alla guida di Eta Beta cooperativa sociale e oggi ogni piatto “racconta una storia di trasformazione e rinascita”.