DaGorini: da locanda di famiglia a ristorante stellato | La storia del locale che ha dato lustro a un minuscolo borgo
Gianluca Gorini-Romagnaatavola
DaGorini oggi è una vera istituzione in Romagna: cosa sappiamo sul ristorante stellato.
Da locanda a conduzione familiare a ristorante stellato: questa è la storia di uno dei locali più ambiti della Romagna.
Si chiama daGorini, esattamente come la famiglia che lo possiede, e oggi è una vera autorità nel territorio che lo ospita, San Piero in Bagno, una frazione del comune italiano di Bagno di Romagna, nella Provincia di Forlì-Cesena.
Gianluca Gorini, insieme alla compagna Sara Silvani, è riuscito a compiere un’impresa unica: ha cambiato il modo di cucinare di Romagna ed è riuscito a prendere una tradizione familiare e renderla appetibile per tutta la regione (ma anche tutto il Paese dovremmo dire).
A confermare l’altissima qualità delle materie prime, dei piatti e la bravura indiscussa dello staff ci ha pensato il massimo riconoscimento ottenuto dal ristorante, una stella Michelin.
DaGorini, dall’apertura all’affermazione
“Una casa che abbraccia un angolo di Romagna molto più ampio di quanto possa fisicamente contenere”: questo si legge sul sito di daGorini. Tutto è partito circa otto anni fa, esattamente nel 2017: fu allora che Gianluca e Sara decisero di ritornare alle origini, nel “piccolo e affascinante borgo romagnolo che oggi chiamiamo casa”. Proprio lì hanno messo radici e trovato l’equilibrio tanto agognato: i due sono riusciti a coniugare la passione per la loro terra con la necessità di costruire una quotidianità autentica, che si riflette proprio sui loro piatti.
Ma sono le relazioni umane il vero fulcro di daGorini, possiamo dire: la vita rurale della zona contribuisce a costruire le fondamenta della cucina, grazie al contatto quotidiano con i piccoli fornitori, raccoglitori, cacciatori, agricoltori, allevatori locali. Come ha affermato lo stesso Gianluca Gorini: “Mi sento in obbligo di tutelare conoscenze che mantengono il territorio unico e lo diversificano, per farlo conoscere. Vogliamo lasciare un ricordo del contesto, non solo dei piatti”.

Il menù
Come si legge sempre sul sito ufficiale, “Il nostro regno è la provincia, l’italia per eccellenza dove la filiera è a portata di mano e se ti affacci alla finestra, la vista si riempie dello stesso panorama che hai per le mani in cucina”. Il menù proposto racconta l’anima della campagna e l’evoluzione del territorio, il tutto condito dal gusto personale di Gianluca e Sara.
Nel locale è possibile scegliere tra i menù degustazione – ce ne sono tre e cioè “La vostra mano libera”, composto da 5 portate a scelta, “Passo dopo passo”, composto da 7 portate che rappresentano i classici della cucina romagnola e “Sensazioni e suggestioni”, un menù di 9 portate che raccontano paesaggi, colori e profumi della zona – oppure menù à la carte. In quest’ultimo caso le proposte sono davvero tantissime: gli antipasti comprendono piatti come Carciofo ripassato sulla brace, salsa di carciofo, pesto di erbe tostate, Trota marinata nel sakè, uova di trota, zafferano e limone salato, Mazzancolle alla brace,
i primi sono arricchiti da piatti come Mezze maniche tiepide, pecorino di fossa, fichi in salamoia e pepe verde, Risotto cotto in brodo di funghi e tabacco, latte di mandorla e nepetella, Ravioli ripieni di scalogno liquido, primo sale di capra e cicoria appassita, i secondi, invece, sono costituiti da piatti come Rombo alla brace, cime di rapa, pomodoro secco e burro all’acciuga, Maialino di Mora Romagnola arrosto, verza, mela cotogna e salvia, Lombo di capriolo “alla Wellington”, salsa speziata, funghi e cipresso. Infine vi sono i dolci: è possibile scegliere tra la Zuppa inglese “daGorini”, il Semifreddo al raviggiolo, amarene, croccante di noci e vermut rosso, la Zucca candita, arancia, fava di cacao e caffè di cicoria, le Caldarroste, uva passa e rhum, gelato al miele di castagno e rosmarino, la Carota fondente, crema e biscotto alla nocciola, composta di limoni. Ad arricchire il menù, la selezione di formaggi e la carta dei vini.
