L’Emilia-Romagna detiene il record di denominazioni d’origine: è lei l’eccellenza italiana

Emilia-Romagna-20102025 (Fonte:Unsplash)
L’Emilia-Romagna detiene ad oggi il record delle denominazioni d’origine: è ciò che è emerso durante il Festival del Gusto di Bologna, Made in Emilia Romagna.
44 denominazioni di origine per i prodotti alimentari e 30 per i vini: questo ha reso l’Emilia-Romagna “capitale” italiana di denominazione d’origine.
Come ha sottolineato Alberto Ventura: “Il panorama di denominazioni d’origine della regione è particolarmente ricco. Come istituzioni, e con produttori e consorzi, ci abbiamo creduto da subito e ci siamo mossi abbastanza da protagonisti: è stata una bella storia e continua ad essere una bella esperienza. Non è una gara, ma è molto interessante che il legame con il territorio con le nostre produzioni sia riconosciuto grazie al numero delle registrazioni”.
Il punto di forza della regione, comunque, resta uno: la cooperazione. Coloro che dovrebbero competere tra loro riescono a cooperare al fine di rendere la regione un punto di riferimento culinario a livello nazionale.
Attualmente vi sono due progetti aperti: l’erbazzone reggiano e l’olio dei colli di Bologna. Ma la tutela dei prodotti parte dal territorio locale, grazie alle Deco, che non sono affatto in competizione con Dop e Igp, ma che anzi servono a sottolineare la qualità degli alimenti e a raccontarli. Un punto molto discusso è la combinazione vino-cibo. Sono gli abbinamenti che spiazzano spesso e anche qui torna utile la Deco, che spiega meglio il patrimonio vinicolo locale.
I ristoranti dell’Emilia-Romagna e la loro visione
Massimiliano Poggi, chef di Ingrediente Italia e presidente di Chef to Chef, ha parlato della ristorazione della regione e di come la sua visione dal 1988 – l’anno del suo ingresso nella prima cucina stellata – sia cambiato. Come spiega, infatti, “noi oggi ci occupiamo di etica, vorrei recuperare la nostra cultura di appartenenza e tramandarla ai ragazzi perché abbiamo perso l’abitudine a pensare da dove veniamo. Noi avevamo un valore del cibo, quello che era nel piatto non si poteva sprecare”.
Sì, perché – mai come oggi – la ristorazione è di tendenza e quindi diventa un modello che inevitabilmente sarà replicato. Questo fa sì che debba essere portatrice di valori sani e che si basi su un modello che guarda soprattutto “al territorio, alle produzioni, e alle persone”.
L’importanza della sostenibilità
Igor Boccardo, amministratore delegato di Leone Alato, l’investimento agricolo del gruppo Generali, nato 170 anni fa, ha parlato poi dell’importante tema della sostenibilità. Oggi “Leone Alato oggi ha circa 16 mila ettari tra Italia e Romania, dove produciamo dalle commodities al vino, di cui l’Emilia Romagna rappresenta oltre un terzo dei 9.000 ettari italiani”.
Non a caso, proprio in Romagna è nato uno dei pilastri del progetto di Generali legato alla sostenibilità, Generali4Green. Al suo interno comprende l’Oasi Gregorina – che prende questa denominazione perché è affiliata alle oasi Wwf – e che sorge a Castrocaro, in una delle aziende agricole che produce Sangiovese, Albana, ma anche miele.