Nel centro storico di Ravenna, a quattro passi dalla tomba di Dante, adiacente alla biblioteca storica Oriani, si trova il quattrocentesco Palazzo Rasponi, denominato Domus Magna. La storia della enoteca Ca’ deVe’n è legata a questo palazzo. Fin dal 1704 viene indicata in questa seda l’osteria della Corona. Nel 1877 l’armatore Giuseppe Bellenghi, apre una drogheria il negozio è fulcro della città, per tipicità e assortimento. Nel 1975 nasce la Ca’ de Vèn un’ enoteca dei vini della Romagna per aperitivi tipici,eventi locali e pranzi o cene all’insegna del cibo genuino. All’interno, si conservano gli scaffali ottocenteschi della drogheria Bellenghi contenenti prestigiosi vini romagnoli. La storica enoteca , ospita un angolo riservato ai libri e riviste importanti per gli studiosi del dialetto e tradizioni popolari della Romagna. Noi degustatrici – redattrici, arrivate di fronte al palazzo ci fermiamo. Guardiamo e ammiriamo la targa in ceramica riportante la scritta: “Ca’ de Vèn” enoteca di vini romagnoli.
Varcato l’uscio, ci avvolge il tepore dell’ambiente, osserviamo il locale pullulante di gente che sorseggia vino o è seduta ai rustici tavolini in legno per la cena. Siamo accolte da una delle due socie, la Signora Rita e da un suo dipendente, Domenico. Ci fanno accomodare in un tavolo rurale apparecchiato per due. Tovagliette di carta monouso, riportanti foto di luoghi peculiari della Romagna, allestiscono la nostra tavola, colpendo lo sguardo per i colori e le tante piccole immagini.
Rita, lavora nella ristorazione da sempre, è chef e sommelier. Ci racconta che un tempo, all’osteria, si mangiava piadina , pasta e fagioli. Lei, tutte le settimane prepara il menu degustazione della tradizione, selezionando prodotti di stagione..
Inizia, cosi il nostro viaggio di sapidità e odori della Romagna. Arriva, un cestino di piadina o piada calda. Al morso è morbida e gustosa. La preparazione della piadina segue una vecchia ricetta rustica, che ovviamente, non ci è stata svelata.
Contiene un ingrediente segreto: “ Pazienza e amore”, così con un sorriso ci ha spiegato Rita. L’aspetto, denota la giusta cottura e lo spessore della piada è ravennate. Sulla storia della piadina ci sono tante versione, ma quella di Rita, è originale. La piadina in Romagna nacque per caso, dalla distrazione di una donna. Impastò gli ingredienti e li dimenticò, trovandoli lievitati. La tradizione è la ricchezza dei poveri, ci ha sottolineato l’energica e saggia titolare.
Rita, studiosa di prodotti tipici, non poteva che guidarci nella scelta di un calice di Sangiovese superiore al 100% di Romagna. La tenuta che produce questo vino è la Pennita. Domenico, ci ha spiegato che la vinificazione è creata con macerazione sulle bucce. La fermentazione avviene a temperatura controllata con frequenti rimontaggi. Appena ,versato nel bicchiere il colore rubino violaceo, ha invitato il sorso. Il profumo fruttato con note floreali di ciliegie ci è piaciuto. Il sapore corposo, rotondo con tammini eleganti si abbina bene al nostro antipasto, al primo casareccio e alla carne.
Il piatto bianco caratterizzante le portate della nostra cena, comincia con un antipasto generoso: insalata di puntarelle con olive nere e alici del cantabrico. Una carne di acciuga succosa, aromatica, saporita,abbiamo convenuto che il prodotto ha conservato le proprietà organolettiche e sensoriali. Le puntarelle sono prodotti di stagione. I germogli, sono una varietà di cicoria si presentano di un bel verde intenso con la costa bianca ben visibile. Abbiamo assaggiato i talli o germogli di cicoria, hanno un caratteristico e gradevole gusto leggermente amarognolo, sono teneri e croccanti e conditi dalla cucina della Cà de Vèn con il raffinato olio di Brisighella, hanno un gusto per noi, superlativo. L’olio di Brisighella ha caratteristiche organolettiche precise: colore smeraldo con riflessi dorati, odore fruttato ed erbaceo. Il sapore ci ha conferito leggere sensazioni d’amaro e piccante. In cima spiccano le olive nere, abbracciate da fettine di peperone verde, formando una policromia di colori gradita ai nostri occhi.
La degustazione della settimana, ci ha proposto un primo appetitoso, ma, leggero e digeribile: Tortelli di pecorino,ricotta e radicchio. Portata abbondante. Ricotta e pecorino, usati per il ripieno della pasta. I formaggi dal colore chiaro, consistenza morbida, ma, compatta da tagliare agevolmente con la forchetta. Il condimento a base di pezzettini di guanciale e radicchio fresco posto in cima alla pasta, è risultato piacevolissimo al palato. L’abbinamento conferisce un gusto saporitissimo e gradevole. Questa pietanza singolare dai colori stagionali, la consigliamo ai ghiotti di primi.
L’avventura romagnola, procede con il secondo; filetto di manzo ai ferri con cime di rapa saltate.
Domenico, con gentilezza, ci ha chiesto il tipo di cottura della “ciccia” e abbiamo optato per rosolatura media, non amando il sangue. Le cime di rapa sono state condite con olio aromatico all’aglio e cotte a vapore, contorno delicato. L’ortaggio del mese dal tipico sapore amarognolo e leggermente piccante, si è congiunto alla perfezione con la carne tenera e di qualità. Il filetto, arriva dalla zona di confine tra la Toscana e la Romagna, ha consistenza piuttosto tenera,gusto intenso,una discreta digeribilità; probabilmente dovuto al metodo di cottura, al condimento e alla composizione della ricetta. Servito su un piatto grande, bianco ha rimarcato alla bocca i sapori di stagione, sottolineato la semplicità e genuità dei prodotti della famosa enoteca. Sensazione inebriante!
La nostra serata, sta volgendo al termine e abbiamo chiesto consiglio per il dolce, volendo rimanere in tema di tradizione e proposte dell’attività: ciambella della casa. In piatti piccoli bianchi, sono arrivate fette grosse di “brazadel”, con spolverato sopra zucchero a velo. L’aspetto suggerisce, la freschezza dei prodotti, uova di gallina ruspanti! In bocca, il dolce una gioia per i sensi. Dialettamente conosciuta come “ brazadel”, è il dessert romagnolo per eccellenza, con una caratteristica: ha una forma in filoncini o in pagnotte rotonde.Tradizionalmente torta della civiltà contadina, preparata nei giorni di festa. Non c’è sagra, festa paesana o iniziativa conviviale che non finisca con un po’ di ciambella da bagnare nel vino. Noi, abbiamo “inzuppato” nella albana passita della tenuta Casali. Bevuto, vino passito ottenuto da uve Albana. Prodotto in quantità limitata per la complessità di lavorazione di questo prodotto particolare. È un vino intenso e piacevole, morbido ed elegante che presenta note di frutta secca,pesca e albicocca. Il sapore dolce del vino è un ottimo connubio con il ciamellone fatto in casa.
Il tepore amichevole e caldo ha accompagnato questa cena e non si poteva non chiedere alle due socie Rita, Grazia e allo Chef Giovanni Aveduti, una foto ricordo per la memoria di questo incontro professionale mirante a valorizzare il nostro territorio, parlando della cucina tradizionale dei nostri avi .
Valutazione della serata con termine: sublime!
Se siete in centro a Ravenna e volete conoscere sapori e i gusti della Romagna recatevi da Rita e Grazia.
09/02/2020
Alessandra Maltoni