La location di Agrofficina è eccellente visto che si trova a Rimini in posizione centrale. Vicino Piazza Malatesta con Castel Sismondo che la sovrasta e guarda nella sua direzione, come a dare la propria approvazione a quest’avventura di due giovani pronti a riscoprire i valori della terra. Si perché, come troviamo scritto nel menù, “Mangiare è un atto politico ogni volta che decidi cosa portare a tavola. Mangiare è un atto culturale perché quando assaggi una cucina assapori una cultura fatta di gesti, memorie e territorio”. Ma per Andrea e Annachiara, i due titolari, mangiare significa anche salvare il pianeta con piccoli gesti concreti che difendano la sostenibilità con la pancia e col cuore. Mangiare i prodotti stagionali per sottolineare l’importanza di armonizzare l’alimentazione con i cicli naturali.
Agrofficina offre, infatti, solo prodotti stagionali e del territorio che provengono dall’azienda agricola dei genitori di Annachiara o da amici contadini. Anche i vini provengono da storie e non da formule chimiche. Hanno scelto l’etica e il cuore sia nel piatto che nel bicchiere. Non la convenienza né la convenzionalità.
L’atmosfera è leggera, con piante e legno ovunque. Al centro del locale una magnifica panca in legno per pranzi conviviali e non, e alle pareti piastrelle con forme geometriche in bianco e nero. La musica jazz armonizza il tutto. L’apparecchiatura è semplice e si accorda con l’ambiente, davvero molto delizioso.
Il pane e la spianata sono fatti a mano con lievito madre. Gabriel, il cameriere, me li porta ancora caldi, appena sfornati e mi riportano all’infanzia, a quando a casa della nonna si sfornava il pane e avevi la sensazione che tutto diventasse più bello e la giornata acquistasse un altro sapore.
Comincio con due antipasti che ad Agrofficina sono tutti piatti a base di verdure. Una scelta nuova e particolare. Inizio col “Cavolfiore marinato cotto al forno con nocciole e timo su spuma realizzata con il vino bianco”. La scelta delle nocciole è azzeccatissima per dare il crunch alla morbidezza della verdura. Ad innaffiare il pranzo un grechetto molto profumato di Sasso Marconi, un vino naturale dal sapore fresco e di grande bevibilità, capace di colpirti già dal primo sorso.
Proseguiamo con le “Patate schiacciate con funghi pioppini, formaggio di pecora a lunga stagionatura, olio al prezzemolo, spolverata di polvere di pepe bianco”. Servita in una terrina fumante sento il profumo dell’orto e del bosco.
In un’altra terrina di terracotta i “Passatelli con farina di castagne” in una miscela di due brodi, entrambi realizzati a bassa temperatura: uno preparato con croste di parmigiano per dare sapidità e una con essenza di funghi porcini.
Qui non si butta via niente e con le verdure avanzate e il pane raffermo vengono create le polpette. Ne assaggio, curiosa, una. Sono a dir poco divine su una salsa di pomodoro altrettanto squisita, anch’essa fatta in casa. E io, anche se il bon ton non lo prevede, ho fatto la scarpetta.
Ad accompagnare il secondo, un vino particolare: Il Dissonante, un traminer aromatico delle terre siciliane. Un’uva non autoctona sulle pietre laviche dell’Etna che sfida quella delle regioni alpine. Un vino connotato da note vulcaniche e minerali, dal profumo delicato e floreale e con un tratto fresco ed aromatico.
Il secondo è un “Vitello su crema di zucca e cicoria”. La carne è cotta a bassa temperatura e poi ripassata nel forno per dare croccantezza alla parte esterna. La dolcezza della crema di zucca si combina perfettamente all’amarognolo della cicoria creando un contrasto azzeccato e ben riuscito.
Agrofficina è un luogo dove la cucina si combina con la natura di una serra con prodotti a filiera corta. I piatti nascono dal contatto diretto con la terra, dal rispetto per il lavoro artigianale e manuale, per le stagioni e per i prodotti del territorio. Si ritorna alle origini, alla semplicità, dove il piatto oltre che buono è anche sostenibile per l’ambiente.
Marta Cordisco
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