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Turismo e buona tavola: in Romagna la pensione completa vince ancora?

Reception Hotel

Turismo e buona tavola: in Romagna la pensione completa vince ancora?

Riviera Romagnola, terra di turismo e di buona cucina! Almeno fino a pochi anni fa, quando sembrava improbabile prenotare un soggiorno al mare senza consumare almeno un pasto in hotel. Oggi, il trend sta cambiando: sono sempre di più gli alberghi che decidono di chiudere la cucina e offrire i trattamenti di solo pernottamento o bed & breakfast.

Il processo, iniziato nel 2020 in seguito alla pandemia di Covid19, si è poi rafforzato nel 2021 dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, quando i prezzi delle materie prime sono schizzati alle stelle, portandosi dietro aumenti considerevoli di luce e gas in bolletta.

Ma chiudere la cucina è sempre una buona idea? Può essere una decisione figlia solo del bisogno di risparmiare o c’è sotto qualcosa di più?

Ne parliamo con Lucio Bonini, albergatore di Rimini e titolare insieme ad Andrea Sacchetti del portale alberghi.it, da 20 anni leader nella promozione online degli hotel della riviera romagnola.

Che tipo di turisti attrae oggi la Riviera Romagnola?

Famiglie, per lo più, ma anche coppie e gruppi di amici. In generale, un tipo di clientela attenta al risparmio, che predilige un’offerta il più possibile completa, senza sorprese nei prezzi. Da quello che possiamo evincere guardando le mail di richiesta prenotazione che gli utenti inviano agli hotel attraverso alberghi.it, i trattamenti più richiesti sono All inclusive e pensione completa. Si tratta di trattamenti che, se da una parte liberano il turista dal bisogno di uscire e organizzare le giornate, dall’altra danno la sicurezza di non spendere più di quanto ha preventivato per le vacanze. Ne è testimone il fatto che le pagine più visitate del portale, dopo quelle dedicate alle singole località, sono quelle che elencano gli hotel con pensione completa della località di Rimini e di quella di Riccione.

Se questi sono i desideri degli utenti, allora perché decidere di togliere la cucina?

I fattori in gioco sono tanti. Accanto a chi tenta di attrarre nuove fette di mercato diversificandosi dalle strutture più tradizionali, mete del turismo di massa, c’è chi (la maggior parte) cerca di risparmiare tagliando i costi inevitabili che la cucina impone, sia sul piano del personale che su quello delle utenze e delle materie prime. Per la mia esperienza, la maggior parte degli albergatori ricade in questa seconda categoria ed è qui che vorrei spendere una riflessione. Questi tagli sono solo apparenti perché, insieme alle spese, tagliano via anche fette di clientela abituale, che in Romagna viene anche perché si mangia bene e, come ho detto prima, per la sicurezza di un prezzo che comprende anche i pasti.

Quali considerazioni bisogna tenere presente, quindi, quando si decide di chiudere la cucina?

Innanzitutto, bisogna mettere in conto una perdita della clientela abituale a cui fino a poco prima si offrivano tutti i trattamenti. Poi, occorre mettersi nell’ottica che si comincerà a lavorare molto nei week end ma decisamente meno durante la settimana. Quindi, se ci si aspetta un’impennata dei profitti si rischia di rimanere molto delusi!

Eppure i turisti chiedono sempre più viaggi mordi e fuggi. Se è vero che la domanda determina l’offerta, non hanno forse ragione quegli albergatori che “potano i rami secchi” eliminando la pensione completa e l’all inclusive per diventare B&B al passo coi tempi?

Dipende tutto da come ci si vuole vendere sul mercato. La trasformazione in B&B è vincente nei casi in cui si c’è una reale consapevolezza di quello che comporta, a livello di marketing, di cambiamento della clientela e di servizi offerti. In una parola, della propria identità turistica. In questi casi, si lavora per promuovere un tipo di offerta differente, che mira ad attrarre determinati tipi di turisti e ne esclude altri senza rimpianti. Se, invece, la decisione è guidata solo dal tentativo di tagliare i costi, allora è un azzardo: non solo i conti non torneranno alla fine dell’anno, ma si rischia di ritrovarsi con le stanze vuote, senza clientela fidelizzata e anche senza troppe idee per promuovere un’offerta che non ha altro fondamento se non quello economico.

La chiave di tutto quindi è la consapevolezza.

Le valutazioni per decidere se chiudere o meno la cucina devono partire dal ragionamento intorno alla propria identità: che tipo di struttura ho in mente? A chi voglio rivolgermi? Come voglio posizionarmi sul mercato? E così via: non abbiate paura di scavare nel vostro brand se volete promuoverlo al meglio, in linea con la domanda degli utenti ma anche con le proprie aspirazioni di albergatori.

Un ultimo consiglio da albergatore?

Non fatevi guidare dall’ansia di rientrare dalle spese ma mantenete uno sguardo più ampio sulla situazione, considerando tutti gli aspetti che fanno parte del vostro lavoro e non solo quello puramente economico. Interrogatevi sugli obiettivi che intendete perseguire e investite sulla promozione in modo coerente, curando tutti i possibili punti di contatto con l’utente: social network, recensioni, sito web, whatsapp, portali.


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